Scegliere di pubblicare il mio primo articolo in un giorno caratterizzato dai pesci d’aprile potrebbe essere controproducente ma la voglia di intervenire nel blog e confrontarmi sulle diverse esperienze ha prevalso su tutto.Parlare della realtà aziendale italiana non è mai uno scherzo o una sfida da prendere sotto gamba, è opportuno e consigliabile portarsi dietro il bagaglio del sapere degli anni passati, tenendo bene a mente anche gli errori commessi.
Da diversi anni svolgo attività di consulenza in grandi aziende italiane. Ho sempre seguito la pianificazione, gestione ed organizzazione delle attività legate all’e-learning e, in questo post, vorrei condividere la mia analisi sulle diverse strutture di formazione che ho incontrato per capire fino a che punto i progressi raggiunti dalla “Formazione a Distanza” dagli anni 90 ad oggi, possono realmente mettere piede nella grandi aziende italiane.
Una delle mie conclusioni è che l’elearning muove i suoi passi molto velocemente, ma subisce un forte rallentamento e, in alcuni casi, è costretto a delle brusche frenate nel momento in cui si incontra/scontra con le dinamiche e i limiti presenti nelle grandi aziende in cui, molto spesso, l’esigenza principale è quella di formare un numero elevato di dipendenti in tempi brevi e togliendo meno tempo possibile all’attività prettamente lavorativa. Ogni volta che si presenta l’opportunità di lavorare con una grande azienda che decide di affacciarsi al mondo dell’elearning cerco di tenere a mente le esperienze passate al fine di prevedere le problematiche ed evitare possibili fallimenti.
Queste, in sintesi, le principali problematiche che ho riscontrato (e le principali soluzioni che consiglio):
Numero elevato di persone da formare e mancanza del tutor: Solitamente il numero di dipendenti cui mettere a disposizione un corso all’interno della LMS utilizzata, si aggira intorno a grandi numeri ma il discente percepisce la formazione come un’attività da svolgere in solitudine. Inoltre, le tipologie di corso da destinare a tutta la popolazione aziendale, vertono spesso su argomenti normativi, obbligatori e vissuti dal discente come molto noiosi. Per evitare di “abbandonare” il discente alla tecnologia del Corso Online e della Piattaforma, è indispensabile adottare strategie di assistenza individuale altamente partecipativa. Per fronteggiare la problematica del numero elevato di persone è indispensabile la presenza del tutoring. Il Tutor deve ricoprire il ruolo di “stretto compagno di viaggio” del discente, supportandolo, dal primo giorno e durante tutto il periodo formativo, con mail personalizzate di benvenuto, supporto e sollecito. Nei casi in cui si ha la possibilità di suddividere la popolazione di discenti in classi, è indispensabile pianificare percorsi formativi personalizzati in cui sfruttare strumenti di apprendimento collaborativo.
Mancanza di tempo specifico da dedicare alla formazione ma necessità di ritagliare qualche ora durante l’attività lavorativa.
Nelle aziende in cui ho svolto la mia attività di consulenza, purtroppo, non ho mai riscontrato la giusta attenzione nei confronti della formazione che si dovrebbe garantire a ciascun dipendente e alla sua crescita.
Per la formazione in aula, il dipendente viene invitato a lasciare il posto di lavoro, interrompere la propria attività lavorativa e recarsi in aula, per l’e-learning la realtà è decisamente diversa.
Il dipendente deve autonomamente ritagliare del tempo durante le ore lavorative per dedicarsi alla formazione online. Questo comporta delle conseguenze negative in quanto il dipendente percepisce la formazione non come crescita professionale o come attenzione nei suoi confronti ma, al contrario, come una distrazione e un disturbo al proprio lavoro. Auspicare un cambiamento radicale all’interno della struttura delle risorse umane penso sia una vera utopia. La strada da percorrere richiede, a mio parere, la pianificazione e l’organizzazione delle attività mettendo in primo piano il poco tempo a disposizione dei discenti e mantenendo come primo obiettivo la necessità di cambiare la percezione negativa che si ha dell’elearning. L’analisi della struttura del corso online, la presenza del tutoring, le comunicazioni personali, l’utilizzo degli strumenti collaborativi divengono quindi fondamentali per una pianificazione ed una gestione precisa e dettagliata delle attività Nessun momento formativo deve essere percepito come “perdita di tempo” per chi apprende.
Un altro punto critico e su cui prestare maggiormente attenzione è rappresentato sicuramente dagli aspetti tecnologici dei corsi e della piattaforma ma su questo ci saranno altre occasioni su cui confrontarsi.
Cosa ne pensate?
Alla prossima….
8 aprile, 2011 at 1:27 PM
Eh, sollevi una serie di questioni non piccole….
discente abbandonato vs tutor come compagno di viaggio: la mia impressione è che spesso le aziende percepiscono l’elearning come puro risparmio, per cui pensare di mettere a disposizione un tutor viene visto come un costo che si sperava di non avere.
elearning come formazione breve, da fare quando e dove ti pare … e poi il discente non ne fruisce perché dice che non ha tempo…=> la libertà che viene lasciata ai discenti di fruire del corso quando e dove vogliono ha come rovescio della medaglia il fatto che poi i discenti non decidano mai di approfittare del corso e di non fruirne mai.
Come minimo, penso sia imprescindibile impostare delle date e delle scadenze, e magari un ritmo da mantenere. Si tocca poi il discorso della motivazione ad apprendere: naturalmente, si può andare dal minimo (coercizione: il corso deve essere fatto, e basta, a costo di pene corporali… 🙂 ) al massimo (il corso è talmente divertente e coinvolgente che tutti lo vogliono fare anche senza obbligo).
Non tutti i corsi sono coinvolgenti, ma prima di accontentarsi del minimo e basta (della pura coercizione) occorrerebbe sperimentare qualche strategia di motivazione e coinvolgimento intermedia.