La tecnologia ormai è pervasiva: la teniamo in mano e la portiamo con noi nel nostro smartphone, ci segue e ci spia, siamo iperconnessi e ipercomunichiamo, amplifica i nostri comportamenti. E piano piano la popolazione che ci troviamo di fronte nelle aziende con cui collaboriamo esprime l’esigenza di:
- fare ancora le cose vecchie, ma meglio
- accedere alle informazioni che servono, quando servono. Potremmo chiamarla “conoscenza just in-time”
Quindi la tecnologia non deve semplicemente automatizzare una attività o sostituire altre tecnologie più vecchie, deve:
- migliorare un’esperienza
- aggiungere valore al processo
Il trucco per innescare questo meccanismo è uno solo: pensiero laterale. E, come dicevamo nel post precedente, se le porte degli uffici sono aperte, tutto succederà con grande facilità.
Corollario: fare cose vecchie con strumenti nuovi non è di per sè un cambiamento, o per lo meno non lo è se non cambiano anche obiettivi e processi: quindi se per voi “mobile learning” significa rendere responsive i vostri sfogliaslide e sperare che la gente se li guardi dal telefonino mentre va in metro, e sia pure contenta di farlo… vabbè 🙂
A proposito, cos’è il mobile learning secondo noi? 🙂
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