un corso su misura? progettarlo è come fare il sarto (ELEARNIT) “Capisco, quindi voi avete questa procedura che tutti i vostri rivenditori devono saper fare e devono eseguire. Potremmo creare un corso su misura su questo.”

(CLIENTE) “mmmh, mi potrebbe interessare. Quanto può costare?”

(EL) “Beh, dipende da molte cose. Prima di tutto dovremmo capire qual è l’obiettivo didattico e di che tipo di competenze stiamo parlando. Poi, decidere assieme qual è il modo migliore di presentare i contenuti. Avrei bisogno di vedere i contenuti che usate adesso, per capire meglio.”

(C) “Impossibile. Questi contenuti si riferiscono a procedure riservate, non possiamo mostrarvele finché non ci avrete presentato un preventivo e non vi avremo fatto l’ordine.”

………………………

Paradossale? Ammetto di sì: per quanto spesso i clienti siano “strani” e ti mettano in condizioni di “comma 22” non ci è mai capitata una conversazione proprio come questa…. Però, non ci siamo andati lontani. Spesso il cliente si immagina un processo “meccanico” o “industriale”: ti do questi contenuti (300 pagine di manuale, 10 filmati, 5 power point…) e dimmi quanto mi costa. Purtroppo però – o per fortuna – l’apprendimento degli adulti non funziona così. Non crediamo che sia sufficiente “sparare” a 100 utenti una presentazione di 300 pagine che abbiamo semplicemente trasformato in oggetto Scorm per essere sicuri che questi poveri utenti abbiano imparato quei contenuti.

Proviamo a rovesciare la prospettiva:

  • cosa devono imparare? una normativa, come si monta un macchinario, una procedura amministrativa, come si usa un software….
  • che competenze coinvolge il corso? tecniche, normative, di comportamento, relazionali, manageriali? per dirla come la direbbe Andrea Laus di Dms: sapere, saper fare o saper essere?

Stabilito questo, e visti magari i contenuti riservatissimi, possiamo iniziare a ragionare sul tipo di corso, il tipo di interazioni di verifica e il contesto in cui erogarlo (solo testo? flash con audio e filmati “esplicativi”? che tipo di interazioni di verifica? a domanda chiusa – e ci sono almeno una decina di modi di fare i test chiusi – o “in situazione”, tipo risolvere un caso di studio. O ancora una simulazione di uso di un software o – esageriamo – una simulazione comportamentale).

Aggiungiamo qualche altro punto (preso da un caso reale di cui ci stiamo occupando ora assieme a Dms):

  • se servono delle riprese video, decidere chi fa le riprese, come e dove
  • discutere con il cliente un indice dettagliato dei contenuti del corso
  • definire in quali e quante lingue fare il corso
  • definire eventuali add-on relativi a particolare interattività o funzionalità richieste (ad es: versioni off-line con tracciamento in differita, streaming video…)
  • definire quali e quante lingue per il progetto

Insomma: le variabili sono moltissime. Potete considerare che un’ora di fruizione “run time” può andare da poche migliaia di euro a diverse migliaia. O anche di più.

Chiaro, si può fare molto anche con un basso budget, specie se le esigenze sono modeste e le idee chiare.
Su questo, rimando al blog di Cathy Moore.