Ed ecco l’ennesimo articolo sul tema “Imparare, insegnare e fare formazione con i social network“.
Tutto molto bello però, insomma… c’è qualcuno che a parte le ipotesi può farmi vedere un progetto di formazione su logiche social REALE, soprattutto in azienda? Dai coraggio, alzate la mano. Mi accontento anche se mi trovate un’azienda italiana che ha almeno accettato di provarci senza mettersi a ridere…
E se anche state solo pensando di farlo, ditemi per favore:
- Come stabilirete gli obiettivi didattici
- Come misurerete l’efficacia dell’apprendimento
Perchè senza questi elementi di sicuro non stiamo parlando di formazione ma di divertenti chiacchiere online. Oppure trovate un nome e un utilità diversi a queste attività, ma non parlatemi di formazione.
La mia umilissima e magari sbagliata opinione è che se devo insegnare qualcosa a qualcuno è perchè non la sa, e quindi molto probabilmente non sa neanche impararla: la conseguenza immediata di questa semplice considerazione è ovviamente che un processo di formazione deve per sua natura essere in qualche modo strutturato, guidato e misurato.
Poi non voglio dire che non sia possibile, dico solo… per favore dimostratemi che lo è!
(oppure smettetela una buona volta di parlarne)
11 Maggio, 2010 at 10:32 am
Ottime riflessioni. Credo che il concetto cruciale in quello che scrivi tu è la parola INSEGNARE assieme alla parola processo di FORMAZIONE (aziendale, per giunta).
Tu dici che se devi insegnare qualcosa a qualcuno è perché non lo sa e non sa neanche impararla.
Infatti, se quel qualcuno è abbastanza motivato, IMPARA da solo senza che nessuno gli insegni – semplicemente leggendo siti, blog, tutorial (e provando a fare da solo quello che ha imparato) o partecipando a social network (dove però NON c’è nessuno che guida l’apprendimento, al massimo un moderatore delle discussioni).
Io stesso penso di aver imparato un sacco di cose online da tutte le fonti che ho appena citato ARRANGIANDOMI. Però le ho imparate in modo SPEZZETTATO, INCOMPLETO, NON STRUTTURATO e NON MISURATO.
11 Maggio, 2010 at 10:39 am
“di divertenti chiacchiere online”
quasi tutti gli strumenti di cui si parla nell’articolo di html.it sono in sostanza delle applicazioni collaborative (con tutte le funzionalità possibili, ipotizzabili o desiderabili) che POTREBBERO consentire di fare formazione, ma solo se inquadrate in un PROCESSO con qualcuno che almeno modera. Potenzialmente, sono versioni 2010 dell’Allodola (https://elearnit.wordpress.com/2010/04/22/gli-svedesi-e-lallodola/) ma senza processo non sono niente.
staremo a vedere!
15 Maggio, 2010 at 8:39 am
Un altro aspetto nell’uso delle tecnologie socialqualcosa in azienda
http://www.apogeonline.com/webzine/2010/05/14/ora-in-azienda-si-twitta-pero-a-porte-chiuse
per ora non se ne esce…
17 Maggio, 2010 at 11:13 PM
Secondo me dipende da cosa intendi te con social, nell’ambito della produzione di informazione quel che è utile insegnare è il fatto di collaborare per produrre informazione (cosa molto ardua, è difficile gestirsi con persone che conosciamo immaginiamo con persone che stanno dall’altra parte del mondo che nemmeno conosciamo), questo significa dover essere critici, ci sono tanti siti di carattere open non moderati (vedi forum, blog, etc.) se li leggiamo e li prendiamo per oro colato probabilmente stiamo sbagliando. Forse è insegnare ad essere critici, nel modo giusto, aiuterebbe a creare dell’informazione di qualità. Il facciamolo social inoltre, a mio parere, significa fare qalcosa in modo aperto, senza scopo di lucro, insegnare quindi ad utilizzare ciò che gli altri scrivono non rendendolo proprio (tramite appropiazione) ma modificando ed aggiungendo informazioni e rendendo il tutto disponibile agli altri.
18 Maggio, 2010 at 10:51 am
Ciao Marco, quello di cui parli tu è vero però ha a che fare con la partecipazione degli utenti nei blog, siti, forum eccetera. In pratica, tu dici che sul web “partecipando si impara” ma bisogna partecipare in modo “educato” (non prendendo per oro colato quello che si legge, “donando” gratuitamente il proprio sapere, aggiungendo informazioni eccetera). Tutte cose vere, ma Alberto stava parlando di come far diventare queste cose un vero e proprio processo strutturato di formazione in azienda, in modo che l’apprendimento possa avvenire e possibilmente essere monitorato o misurato. Per quello che abbiamo visto, se tale processo non è in qualche modo moderato e guidato (pur lasciandolo “aperto” e “social”) l’apprendimento non avviene, o avviene poco, o dipende in larga misura dalla buona volontà dei singoli….