Con la recente introduzione nella normativa italiana della mediazione civile obbligatoria (Min. della Giustizia, Wikipedia) stanno nascendo nuove figure professionali con specifiche esigenze di formazione e training. La natura particolare di questa attività richiede capacità di mediazione tra parti in conflitto, e quindi competenze soft e trasversali che necessitano di allenamento più che della tradizionale formazione trasmissiva. Servono quindi i meccanismi tipici della simulazione e del role-plaing…vuoi vedere che è la volta buona che riusciamo ad usare come si deve videoconferenza e aula virtuale? 😉
Teseo Parolini ha partecipato al progetto Virtual Mediation Lab , sperimentando proprio situazioni di mediazione in videoconferenza…ecco come è andata.
La simulazione on line, un’importante esperienza nel campo della formazione a distanza
di Teseo Parolini
Si è da poco concluso il progetto pilota Virtual Mediation Lab, che costituisce un ottimo esempio delle potenzialità dell’utilizzo di strumenti di web conference come Skype o Adobe Acrobat Connect per la formazione a distanza delle professionalità relazionali, e che nel caso specifico è stato dedicato alla Mediazione civile e commerciale e alla Mediazione familiare. Nonostante il nome, il progetto -sponsorizzato dalla Association for Conflict Resolution e ideato da Giuseppe Leone, un mediatore che pratica e insegna mediazione negli Stati Uniti- non ha visto delle simulazioni virtuali ma è consistito nell’organizzazione di 20 simulazioni di mediazione effettuate a distanza da persone reali connesse attraverso Skype.
Al progetto hanno partecipato 21 mediatori che si sono alternati nel ruolo del mediatore e delle parti. Ai partecipanti alla simulazione era inviato anzitempo un copione che definiva i personaggi in gioco e l’oggetto della mediazione (casi familiari, commerciali, di lavoro, RCA e Internazionali). Inoltre, ai mediatori che impersonavano il ruolo di una controparte venivano assegnate delle notizie riservate, ovvero quelle informazioni atte a definire, per ogni personaggio, la ZOPA (Zona di Possibile Accordo), il punto di resistenza, la BATNA (Best ALternative to a Negotiated Agreement) e la WATNA (Worst Alternative to a Negotiated Agreement). Veniva sottolineato comunque che tale copione forniva solo delle linee generali e che ogni partecipante avrebbe dovuto impersonare il proprio ruolo aggiungendo e inventando tutti gli elementi che riteneva necessario, con lo scopo esplicito di portare a casa il miglior risultato possibile per il personaggio.
La simulazione durava 90 minuti, si componeva di sessioni congiunte e separate, e aveva come obiettivo non quello di risolvere la controversia, ma di porre le basi per la sua risoluzione.
Alla simulazione seguiva una sessione di debrief di un’ora circa durante la quale i partecipanti e il coach, nella figura di Giuseppe Leone, potevano confrontarsi su quanto accaduto e sulla dinamica delle relazioni messe in gioco, riflettendo così sul ruolo del mediatore e sull’efficacia delle tecniche utilizzate dal mediatore in funzione sia dell’oggetto della controversia, sia delle personalità delle controparti da mediare.
Sia le simulazioni che il debrief venivano registrati, e il video veniva poi messo a disposizione a tutti partecipanti al progetto.
Al termine di ogni simulazione, ad ogni partecipante veniva richiesto di assegnare un voto inerente all’utilità della loro esperienza in una scala da 1 a10, dove 1 indicava l’inutilità della simulazione. Dopo 20 simulazioni, il voto medio dei partecipanti è stato di 9,7 punti, e quindi si può affermare che i mediatori intervenuti hanno giudicato più che favorevolmente il progetto.
Gli obbiettivi raggiunti durante le sessioni formative sono stati i seguenti:
- maggiore consapevolezza e analisi del ruolo del mediatore;
- comprensione pratica dell’efficacia delle tecniche di mediazione teoriche;
- scoperta di nuove tecniche di mediazione;
- consapevolezza della difficoltà nella gestione dei tempi della mediazione;
- consapevolezza dei propri limiti emotivi e cognitivi nella pratica della mediazione.
Fondamentali nel raggiungimento di questi obiettivi sono stati:
- l’assoluto realismo della simulazione, avendo ogni partecipante l’interesse reale a raggiungere un obbiettivo, in funzione sia del ruolo assegnato che della propria personalità;
- il debrief di confronto con gli altri partecipanti, che ha messo in luce vantaggi e svantaggi di tecniche di mediazione e di atteggiamenti pregiudizievoli;
- il ruolo del coach, che durante il debrief è riuscito a far emergere maieuticamente i punti di forza e di debolezza della mediazione appena svolta, nonché a far riflettere sulle dinamiche relazionali messe in gioco.
Si noti inoltre che tali obiettivi sono stati raggiunti non solo dai partecipanti che impersonavano i mediatori, ma anche da coloro che hanno ricoperto il ruolo delle parti, poiché il loro punto di vista permetteva di analizzare e valutare con molta lucidità le tecniche e gli atteggiamenti messi in campo dai mediatori.
In conclusione, si può affermare che il Virtual Mediation Lab ha permesso di mettere in luce le potenzialità formative di simulazioni guidate effettuate attraverso strumenti di web conference, come Skype o Adobe Acrobat Connect, sempre che tali simulazioni abbiano i seguenti requisiti:
- il realismo della simulazione dato dall’intervento di persone reali che abbiano interessi reali per il raggiungimento di un obbiettivo;
- il debrief di confronto con gli altri partecipanti, che abbia come obiettivo quello di giungere ad un accordo sulla valutazione su quanto accaduto;
- la capacità del coach.
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