Ho trovato questa interessante Discussione su Linked In, su quali sono gli errori più comuni in cui le aziende incorrono nei loro progetti di e-learning.
Eccone una selezione:
- Molte aziende sono ancora “ferme” all’e-learning 1.0 ==> semplicemente convertire dei power point
- molte aziende vedono il termine e-learning in modo troppo ristretto. L’apprendimento in realtà si muove sempre di più verso – se non proprio nel mezzo – del lavoro stesso. L’apprendimento sempre più non avviene in aula e nemmeno nei contenuti e-learning. Entrambi possono essere parte della soluzione, ma il contesto lavorativo è il luogo dove la maggior parte dell’apprendimento avviene. E’ proprio in quel contesto che occorrerebbe lavorare, dando sostegno alla performance, monitorandola e valutandola mentre essa avviene.
- Alcuni creano test fatti da domande troppo facili, il che da al discente l’impressione che il contenuti e-learning non fosse buono. Se le domande sono più difficili, l’utente ha un’impressione molto migliore del contenuto relativo.
- Alcuni creano moduli troppo lunghi. L’ideale è un modulo di 15-30 minuti per volta, per aumentare i livelli di soddisfazione.
- Non usate troppo flash e troppe animazioni: questo può essere una distrazione per l’utente.
- Usate esempi e analogie, soprattutto all’inizio, per aiutare la comprensione
- Attenzione a non confondere un e-learning designer con uno sviluppatore: chi si affida solo agli sviluppatori otterrà corsi molto belli da vedere ma poco adatti per l’apprendimento
- Attenzione a non far sviluppare i corsi dagli esperti di contenuti, a meno che questi non siano anche instructional designer.
- Ricordatevi di fare un’analisi dei bisogni PRIMA di creare il corso
- A volte il mezzo più adatto per i bisogni NON è l’e-learning
- Spesso il processo di sviluppo è fatto in modo che l’esperto dei contenuti scrive tutto e solo dopo, a contenuti approvati, li passa al designer/sviluppatore: a quel punto è spesso troppo tardi per sviluppare qualcosa di efficace. Lo sviluppatore deve essere coinvolto MOLTO PRESTO nel processo di creazione del corso. Meglio ancora se all’inizio.
- Se ascoltiamo Cathy Moore, forse dovremmo cercare di basare il corso sulle PRESTAZIONI che l’utente deve compiere e sui miglioramenti che vogliamo ottenere. In quel modo, se le prestazioni sono misurabili, riusciamo a concentrare i concetti su cui vogliamo allenare gli utenti sul miglioramento delle prestazioni e otteniamo un circolo virtuoso, visto che dopo il corso possiamo anche misurare il miglioramento. In sostanza: non concentriamoci su quello che il discente deve sapere ma su quello che deve fare.
Bonus: qualche errore comune tra quelli che abbiamo riscontrato noi nella nostra esperienza:
- il più comune: pensare che un progetto e-learning sia un progetto informatico. Certo, c’è anche questo aspetto, ma è veramente marginale. Se gli utenti hanno un browser, hanno quello che serve. E’ un progetto organizzativo, culturale e che impatta sui processi formativi aziendali. Anzi, in realtà impatta sui processi aziendali, perché – come si diceva sopra – forse è obsoleto pensare che c’è un tempo per imparare e un tempo per fare. Si impara sempre più facendo, e se si devono utilizzare strumenti web si può imparare facendo con strumenti web. Punto. Quindi si deve parlare con le Risorse Umane e al limite con il Marketing, mai o quasi mai con l’ICT (la tomba dei progetti e-learning).
- utilizzare solo la coercizione per “obbligare” gli utenti a fruire di corsi e-learning, e venderlo solo come uno strumento per fare autoapprendimento, da soli, cliccando avanti-avanti avanti. Certo, meglio che vedere 8 ore di un relatore che clicca avanti-avanti-avanti e legge le slide (succede, succede, più spesso di quello che pensiate…) ma si può fare qualcosa di meglio, francamente
- non utilizzare (non concepire nemmeno) gli strumenti collaborativi: e-learning è un termine appunto troppo ristretto. Si può apprendere – collettivamente – anche con forum, domande frequenti (meglio se compilate, come dice Minimarketing in una delle sue 91 tesi, da chi quelle domande le pone davvero….)…..
29 luglio, 2009 at 1:20 PM
In riferimento all’articolo direi che prima di parlare degli “errori” si dovrebbe ben chiarire cosa significa ‘e-learning’.
Se vengono fuori degli ‘errori’ vuol dire che non è stata una spiegazione sufficiente.
Si comincia dalla parola “e-learning” che deriva dall’inglese. Il “e” sta per “elettronica” e “learning” per “imparare”, messo insieme: “imparare tramite un mezzo elettronico” che sarebbe il PC/Browser.
A questo punto non si sa ancora niente sul contenuto.
– Cose sarà da imparare?
Se devo imparare qualche nuovo programma del mio PC, e-learning di sicuro è una cosa molto utile, per lo ‘studente’ impara praticando.
Se invece devo imparare “Come motivare i miei dipendenti” non credo che “e-learning” è proprio la parola/il modo adatta/o.
In questo caso – più che altro – l’internet serve per raccogliere informazioni, ma questo non ha niente a che fare con ‘imparare’ nel senso di e-learning.
– Con quale obiettivo?
Rimanendo al esempio ‘nuovo programma’ l’obiettivo è ben chiaro: avere padronanza di questo strumento elettronico.
Allargare le mie conoscenze in un contesto ‘Come motivare i miei dipendenti’ – in questo contesto non vedo nessuna possibilità. A meno ché nn si fa alla fine un riassunto per vedere lo stato di conoscenza. (Ma qui è quello, quando sono io la persona che a iniziato l’impegno?)
– Chi deve imparare?
Abbiamo diversi gruppi d’età e fra di loro sono ancora abbastanza che sono in grado di usare il PC, Browser, INternet, ma non se lo sentono di usare una forma di ‘e-learning.
Finora il PC è solo in grado di realizzare quello che inserisce essere umano, non sa ancora pensare e di conseguenza può facilitare il processo d’apprendimento in circostanze ben chiare.
29 luglio, 2009 at 7:24 PM
Ciao Ulrike,
grazie del tuo commento. Hai sollevato un sacco di questioni che meritano un commento. Anzi, in realtà meritano forse un articolo a parte.
Ma intanto provo a rispondere ai tuoi dubbi.
1) intanto, io parlavo di “errori” nell’ambito di un progetto e-learning, non nell’apprendimento. Ovviamente le due cose sono collegate (se il progetto è sbagliato le persone imparano meno) ma non sono la stessa cosa. Diciamo che – per citarti – se vengono fuori degli errori significa che non si sapeva bene cosa si stava facendo. Per questo, quando tu dici che “non si sa ancora niente sul contenuto” è normale, io parlavo del processo. Per quanto riguarda “spiegare cos’è l’e-learning”, tutto questo blog cerca di parlare proprio di questo.
2) Cosa imparare/Con quale obiettivo/Chi: con tre concetti hai centrato esattamente il punto più importante di qualunque progetto e-learning. Se non ci si fanno queste domande prima, il progetto difficilmente andrà bene.
Tieni conto però che queste domande bisogna farle anche con i corsi tradizionali e francamente non sempre le ho viste fare.
Sul tema “chi deve imparare”, posso assicurarti che nei nostri progetti abbiamo lavorato con un sacco di figure diverse e di età diverse (cassiere, impiegati, tecnici che usano raramente il computer…..).
Certo che il PC è in grado di fare solo quello che le PERSONE gli dicono di fare. Su questo siamo assolutamente d’accordo. Diciamo però che le circostanze in cui il processo d’apprendimento è facilitato dal PC aumentano sempre di più, perché le persone che ci stanno dietro capiscono sempre di più come fare.