Di solito in questo blog non parliamo di e-learning e scuola: prima di tutto perché c’è chi lo fa già meglio di noi (http://www.giannimarconato.it/), poi perché la scuola non è un mercato in cui siamo presenti.
Poi capita che leggo il post di Leonardo (uno dei miei blogger preferiti) e mi casca tutto, ma proprio tutto.
Anch’io, come molti che la scuola non la frequentano (non ho bimbi, né tanto meno in età scolare) della scuola italiana so poco (quasi tutto quello che so mi viene da parenti, qualche partner, e da Leonardo stesso) ho sentito parlare in questi giorni della prova Invalsi, del fatto che si tratta di test a risposta multiple eccetera. E mi sono figurato – ingenuamente – un mondo che mi è familiare: un applicativo (web, magari) in cui gli studenti possono inserire le risposte e tutta la relativa reportistica. O quantomeno (per fare questo, che sarebbe l’optimum, ci vorrebbe un computer per ogni studente, mentre la scuola italiana investe nelle LIM…) – ora che l’articolo mi ci ha fatto pensare – mi sono figurato che i docenti in pratica riempiono i questionari online tenendo sott’occhio i questionari di carta.
Certo, in una PA ideale ci sarebbero dei lettori ottici (o magari una ditta esterna cui subappaltare il lavoro di lettura ottica). O addirittura ci sarebbe la carta e penna digitale (così gli studenti farebbero il test con la tradizionale carta e penna e poi – con un clic sulla penna – tutto si sincronizzerebbe in automatico. Anche se la penna digitale costa un po’..).
Ma il colossale spreco di tempo, di energie, di fatica per rifare 3 volte a mano lo stesso lavoro e poi ulteriore spreco per avere un file per correggere i test (!). Un file! Questo no, non me lo immaginavo. Boh, mi chiedo chi è che al Ministero ha messo su un baraccone di questo tipo in sostanza per far fare il lavoro comunque a mano, con possibilità di errore altissime….
Sono sconfortato!
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