Piccola precisazione – e risposta che ho lasciato anche nel post di Gianni Marconato.
Scrive Gianni “Più specificamente sostenevo che la tracciatura resa possibile dallo scormizzare un LO non dava alcuna informazione utile a determinare se e cosa una persona avesse appreso. In quel post ho commentato anch’io sostenedo che la tracciatura ha lo stesso senso della “presenza” di uno studente in aula: il fatto che una persona sia presente in aula vuol dire solo che è lì dentro e non in altro luogo, che sta 5 ore seduto su una sedia e che, per ben che vada, “ascolta” chi sta parlando; spesso lo sta solo guardando con l’aria intontita. La presenza in aula non ci dice nulla di cosa la persona abbia imparato (andrebbe chiarito cosa significhi “imparare”).“
Ne approfitto dunque per precisare anche su questo blog quello che realmente intendevo dire, a scanso di equivoci: anche secondo me la tracciatura dice poco, almeno a livello qualitativo . Dice che tizio ha fatto tutto il corso, che lo ha completato, che ha risposto a tutte le domande facendo il punteggio tale, che ci ha messo 4 ore, che ha fruito del corso in 12 sessioni diverse…eccetera. Cosa ci dice questo dell’apprendimento? Essendo dati quantitativi, ci dice poco. Si suppone però che – se il corso era fatto bene – qualcosa lo avrà imparato.
Questi aspetti, in un’azienda che deve monitorare magari migliaia di dipendenti, sono un valore. Forse meramente quantitativo, ma lo sono. Del resto, se quelle stesse persone facessero aula non sono mica sicuro che avremmo in mano un feedback molto più accurato….
28 marzo, 2009 at 2:39 PM
Ho commentato sul blog di Gianni :-). Condivido questo approccio: il tracciamento come “uno degli elementi”. Del resto nella maggior parte dei corsi la presenza è comunque indispensabile, si parte da lì e si prosegue con altri elementi di valutazione.
I problemi sorgono quando si pretende di utilizzare il tracciamento come ..elemento “unico” 🙂
30 marzo, 2009 at 10:20 am
Ciao Antonio,
d’accordissimo! Se il tracciamento è l’elemento “unico” andiamo poco lontano (e questo, ahimé, lo si vede soprattutto nella formazione finanziata). Se invece è – come dici tu – il primo elemento di valutazione cui si aggiungono altri elementi più qualitativi, allora è uno strumento utile. E questo accade nella formazione aziendale.
Grazie del commento,
Max