Questo post è un po’ la sintesi di una delle molte e belle discussioni che si svolgono su Linked In (ultimamente scriviamo più là che qua…). Però è giusto provare a tirare le somme anche sul blog.

Il principio da cui partirei è quello del titolo: la tecnologia è un “dettaglio”. Quella funziona, deve funzionare. Ciò che invece a volte i clienti sottovalutano (e che i professionisti invece non devono sottovalutare) sono i processi e le logiche che ci stanno alla base. Non “cosa facciamo” ma innanzitutto “perché” e cosa vogliamo ottenere.

Tradotto in termini meno ermetici: la tecnologia (LMS, oggetti scorm…) la diamo per scontata, ma non bisogna mai sottovalutare i processi, le procedure e l’accompagnamento “umano” ai progetti e ai corsi (tutoraggio, monitoraggio dell’andamento, mantenere viva la partecipazione, sollecitare una discussione, risolvere i problemi…)…e un sacco di altre cose che sono tra i nostri cavalli di battaglia.

Per citare il nostro amico Andrea, che ha il dono della sintesi: “I processi sono il 5% del valore di un progetto, ma il 95% delle cose che possono far arrabbiare un cliente”

Di solito nel progetto e-learning la partenza e le istruzioni d’uso partono dall’alto, ed è necessario che anche l’assistenza e il tutoraggio vengano dall’alto. I discenti fanno formazione in tempi ristretti, perché per il resto devono fare il loro lavoro, e qualunque piccola incomprensione (magari anche dovuta a loro distrazione o ignoranza) viene percepita come “non funziona, allora lascio perdere il corso”. A monte di tutto poi c’è il fatto che in ambito universitario o accademico, la MOTIVAZIONE all’apprendimento è forte. In ambito aziendale no, è spesso percepita come una perdita di tempo. Anche se si usano le modalità di e-learning più innovative (simulatori comportamentali, basati solo su video e su un altissimo livello di coinvolgimento emotivo) ciò che chiamiamo “deployment” è decisivo per far andare bene un’attività. E il deployment comprende certo l’assistenza, ma anche la verifica che tutti stiano partecipando, il mantenimento del giusto “ritmo” di partecipazione, ecc. ecc.

Abbiamo sintetizzato tutto questo in un modello di “Deployment” (la parolaccia che usiamo per descrivere queste cose):

  1. Preparare il terreno (decidere cioé cosa si vuole ottenere e le regole per ottenerlo)
  2. Dare ispirazione (e mantenere il coinvolgimento)
  3. Giocare (e apprendere, ognuno col suo ritmo ma con qualcuno che aiuta a mantenerlo)
  4. Misurare le metriche di apprendimento (individuali, aggregate in mille modi diversi, per singola competenza, confrontate con le performance reali…)
  5. Audit e feedback finale (come è andata? abbiamo ottenuto i risultati? cosa abbiamo imparato dal progetto, e cosa hanno imparato le persone?)

Le fasi non sono cronologiche, ma attraversano tutta la durata di un progetto. E consentono anche all’azienda (e al consulente e-learning) di fare tesoro di ogni cosa che avviene per migliorare costantemente il processo stesso.

Questo sistema è frutto di anni di esperienza e nasce anche per poter essere facilmente “esportato”, cioé per fare empowerment sia su nuovi partner che stiamo affiancando perché imparino a fare il nostro lavoro che sul cliente (il modello ha il vantaggio che anche il cliente diventa più consapevole di ciò che sta facendo).

Cosa ne pensate?