Interessante la riflessione di Jane Bozarth qui (http://www.learningsolutionsmag.com/articles/442/nuts-and-bolts-when-training-works): siamo sicuri che la risposta sia sempre un corso di formazione?

Proviamo ad osservare questa matrice. Ci sono 4 casi:
- il collaboratore non sa fare – non vuole imparare => la risposta spesso è che non bisognava assumerlo, o che bisogna cambiargli la mansione
- sa, ma non vuol fare ==> tipicamente, è un problema di motivazioni o di distrazioni personali
- sa, vuole, ma la prestazione attesa non si verifica ==> vuol dire che c’è qualcosa d’altro che lo impedisce, ad esempio mancanza di tempo, di risorse o di procedure
- non sa, ma vuole ==> ecco, qui sì che ci vuole un corso!
Con tutta la necessaria approssimazione delle matrici, che esistono per semplificare la realtà e avere delle linee guida, non per rappresentarla, penso che la Bozarth abbia fatto centro. Concordo con lei sul fatto che quando le imprese chiamano un’impresa e-learning o un formatore il primo impulso di questi ultimi sia sempre pensare a un corso di formazione (per il noto fenomeno che se tutto quello che hai è un martello tutto ti sembra un chiodo) mentre se si usasse un ragionamento di questo tipo si potrebbe rispondere all’esigenza in modo più onesto.
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