La domanda non è retorica, e nemmeno provocatoria.
Perché il tema di oggi è tutt’altro che banale: cosa rende la progettazione di un corso e-learning tanto diversa da quella di un corso tradizionale? I contenuti non sono gli stessi, così come gli obiettivi, o i metodi per verificare l’apprendimento? In fondo, non basta usare gli stessi materiali di sempre e adattarli allo standard SCORM? Fatta salva la durata, di cui abbiamo più volte discusso e ridiscusso anche in questa sede, qual è l’elemento realmente capace di fare – da solo – l’unica vera differenza? E cosa comporta?

Il corso e-learning DEVE essere necessariamente AUTOPORTANTE

In un corso e-learning non c’è il docente.
Non c’è , davanti ai tuoi occhi, l’esperto di quella materia che

  • chiarisce bene cosa voleva veramente dire in quella slide piena di parole incomprensibili;
  • risponde a ogni  domanda o curiosità o provocazione;
  • fa domande, incuriosisce, provoca lui stesso;
  • modera la discussione tra te e i tuoi colleghi di corso;
  • fa fare un questionario finale e ti dice com’è andata e perché;
  • ti guida attraverso il corso che ha creato, facendoti soffermare sugli aspetti che ritiene più rilevanti, tralasciando quelli superflui, spiegandoti perché;
  • si può accorgere dei tuoi cali di attenzione e, quindi, fare in modo di darti la sveglia.

Vien da sé che, in qualche modo, bisognerà sostituirlo. O, meglio, bisognerà sostituire le sue funzioni.
Il corso e-learning deve essere un contenitore che – IN COMPLETA AUTONOMIA – permette al contenuto di spiegarsi e dispiegarsi da solo, funzionando completamente, dall’inizio alla fine, senza possibilità di equivoci e, possibilmente, lasciando il segno.

Una sfida PER TUTTI

Non è che stiamo a discutere sul fatto che in presenza sia meglio che a distanza, o viceversa.
Ci sembra molto più interessante parlare di come si possa tradurre un tipo di linguaggio in un altro, di quali piccoli accorgimenti o strategie si possano attuare per cogliere l’opportunità – ad esempio – di sviluppare qualsiasi tipo di contenuto anche senza avere idea di cosa si tratti.

Altro aspetto non banale: a un istructional designer NON È richiesto di conoscere la materia specifica del corso, bensì di renderla accessibile e assimilabile in assenza dell’esperto.
È chiaro che saperne aiuta, e che si può anche decidere di diventare i massimi esperti sviluppatori di quell’argomento specifico; anche in questo caso, però, la sfida non cambia.
E persino lo stesso esperto/docente tradizionale potrebbe – banalmente – elaborare i suoi progetti fin dall’inizio in maniera differente, a seconda che siano destinati all’una o all’altra metodologia formativa.

Progettazione tradizionale ALLA ENNE

Un modello efficace è quello che comporta la suddivisione in 5 sezioni:

  1. Presentazione
  2. Problematizzazione
  3. Applicazione
  4. Approfondimenti
  5. Verifica

In un corso e-learning, gli elementi strategici della progettazione didattica tradizionale devono essere rispettati all’ennesima potenza, soprattutto per quanto riguarda l’articolazione logica dei contenuti, che deve essere infallibile.

ASPETTI DI DESIGN di un corso e-learning

Anche il look & feel del corso ha la sua rilevanza dal punto di vista dell’efficacia didattica: un aspetto grafico coerente e professionale evita la distrazione dell’utente e richiama costantemente gli elementi utili alla reale assimilazione dei concetti.

Soprattutto, uno stile visivo incoerente e inutilmente ridondante crea più danni di quanto si possa immaginare.

Occorre prendere le decisioni di design a livello di intero progetto, non di singola slide, altrimenti, il risultato sarà una confusione totale tra

  • mille font diversi
  • immagini decorative che servono solo a riempire lo spazio, ma non contribuiscono alla comunicazione
  • nessuno spazio libero

L’enfasi va usata solo quando serve, e intenzionalmente: deve essere un’eccezione, non può essere tutto ugualmente rilevante!

INTERATTIVITÀ, questa (temuta) sconosciuta

Se io ti piazzo su una piattaforma LMS una certa quantità di slide ottimamente strutturate e anche accattivanti (per l’argomento irresistibile, per i colori vivaci, per le immagini strepitose…), e faccio in modo che si sfoglino da sole, una dopo l’altra, fino al test a crocette che concluderà il corso, sto creando a tutti gli effetti un contenuto e-learning autoportante.

Se ti costringo a sfogliarle di persona, a risolvere un problema prima di spiegarti la teoria che c’è dietro, a fare cose perché accadano altre cose, probabilmente alla fine sarai ancora sveglio e – magari – avrai anche imparato a fare qualcosa che ti sarà utile nel tuo lavoro.

È importante andare oltre una progettazione esclusivamente incentrata sulla trasmissione di INFORMAZIONI, e passare a una progettazione focalizzata sull’UTENTE FINALE. Bisogna inquadrare il contenuto in modo che risponda ai bisogni del discente e che gli fornisca uno strumento utile nel mondo reale.
La sfida è individuare da subito l’obiettivo del corso e, da lì, costruire interazioni utili a raggiungerlo, evitando interazioni fini a se stesse, stabilendo sin dall’inizio:

  • chi è il destinatario finale
  • in quali situazioni reali potrebbe aver bisogno del contenuto del corso
  • cosa dovrebbe essere in grado di fare dopo il corso
  • come può dimostrare che è in grado di farlo durante il corso.
Un modello semplice

Dando per assodato che il contenuto e le attività siano inseriti in un contesto significativo, ecco un modo semplice per strutturare scenari interattivi:

  • Sfida – Volete che il dicente dimostri il suo livello di comprensione: portatelo a prendere delle decisioni.
  • Scelte – Proporre scelte basate sulle sfide decisionali.
  • Conseguenze – Ogni scelta produce una conseguenza. Può essere una risposta immediata, un’altra sfida o un feedback complesso presentato in una sola volta.

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