Nella produzione di contenuti elearning, l’utilizzo di un voice over (o speakeraggio, o parlato) professionale è un elemento molto importante, ma a volte dato per scontato anche dagli stessi sviluppatori di contenuti elearning.
In questo post vorremmo affrontare qualche aspetto organizzativo, gestionale e pratico della collaborazione tra chi sviluppa contenuti e chi si occupa di voice over. E vogliamo farlo con un’ intervista a un nostro prezioso partner, Stefano Trillini, docente e speaker professionista.
Elearnit: quali sono le situazioni organizzative più frequenti nella collaborazione tra sviluppatori e speaker?
In ufficio presso lo sviluppatore, in studio di registrazione o scambio di file? E quali sono i vantaggi e svantaggi di ogni situazione. Tu quale situazione preferisci?
Stefano Trillini: Preferisco lo scambio di file per mere questioni organizzative. La vita professionale, infatti, molto spesso non consente di incontrarsi negli studi o negli uffici. La distanza soprattutto può essere fatale. Dall’avvento di Internet anche chi fa lo speaker ha visto il suo lavoro cambiare drasticamente. Le riunioni operative ormai si possono fare con Skype o programmi analoghi. Si può lavorare su tempi stretti o strettissimi in tutta Italia. Molto spesso è lo speaker, più abituato degli sviluppatori di contenuti, a dare un aiuto o un consiglio. Capita infatti, che possano arrivare testi scritti ottimamente dal punto di vista contenutistico, ma pessimi nella forma, molto adatti per essere letti, pessimi per essere ascoltati, con discorsi indiretti, decine di subordinate, ecc, che sono sia difficili da pronunciare, sia soprattutto, difficili da ascoltare. In questo caso lo speaker dovrebbe segnalarlo e un ottimo sviluppatore di contenuti dovrebbe ascoltare.
In alternativa, la sensibilità dello speaker dovrebbe costringerlo ad un’intonazione che rifletta il più possibile l’intenzione dello scrittore.
Un altro motivo che mi fa preferire lavorare con lo scambio di file, anziché l’incontrarsi in studio o in un ufficio, riguarda proprio le aziende che sviluppano i contenuti. Queste aziende hanno sovente budget limitati con cui pagare molte figure professionali come il grafico, lo speaker, lo sviluppatore, ecc. Incontrarsi o lavorare in studio fa aumentare molto i costi. Chi invece lavora a distanza o da un o studio o perfino da un home studio, riesce a praticare tariffe più basse. Dal canto loro le aziende dovrebbero migliorare un po’ la loro competenza nelle questioni audio-video. Mi è capitato spesso di sentire brutte voci, oppure fruscii e ronzii insopportabili, pronunce “de Roma” o di “Napule”, il cane che abbaia, la sirena che passa… Ricordo anche un caso in cui il cliente, ignaro delle procedure comuni negli studi, voleva organizzare una sessione di registrazione con 4 voci contemporaneamente che avrebbe fatto perdere tempo almeno a 3 speaker alla volta. La registrazione netta di un’ora avrebbe richiesto un’intera giornata. Per fortuna poi è stato ricondotto a più miti posizioni…. Una maggiore competenza nell’audio-video del committente consentirebbe di aumentare allo stesso prezzo, la qualità del prodotto di botto almeno del 50%. Al momento infatti si fa confusione tra attore, speaker, animatore, dj, ecc. Chi fa un corso di teatro o è anche attore, non è detto sia capace come speaker. Anzi, mentre l’attore, come dice la parola stessa, è al centro dell’attenzione e della scena, lo speaker deve fare di tutto per essere una voce discreta, che non si imponga e che riesca a dirigere l’attenzione sul contenuto. Anche il dj e l’animatore attira l’attenzione su di sè. Lo speaker invece, deve dare suono alle parole e basta, non deve aggiungere connotazioni particolari alla sua performance. Questo consente di dare enfasi alle parti da evidenziare in modo che il fruitore attribuisca il merito al testo e non alla prestazione dello speaker.
Elearnit: quali sono le cose più importanti che tu, come speaker, consiglieresti allo sviluppatore? Come preferisci che siano organizzati i contenuti da leggere?
Stefano Trillini:
Per quel che mi riguarda, il testo perfetto da leggere è quello senza troppo “metatesto”, mi riferisco a quei lunghi trattati in cui lo speaker deve leggere una frase ogni tanto mischiata alle richieste del cliente,alle indicazioni per il grafico, il commento del redattore. Consiglierei allo sviluppatore la massima linearità, con testi dritti, con parole comuni, frasi brevi, e quando possibile con un tono leggero per massimizzare l’esperienza del fruitore del corso. Anche il ritmo ha il suo peso. Corsi troppo lenti sono noioso perfino per chi li legge come me.
Elearnit: quali sono gli aspetti che fanno più arrabbiare uno speaker? Quali i punti di frizione maggiori con gli sviluppatori di contenuti?
Stefano Trillini:
L’aspetto che mi irrita un po’ è quello in cui è lo speaker a dover fare il redattore. A parte il normale e fisiologico intervento dello speaker perchè è sfuggita una doppia o c’è una ripetizione e sciocchezze simili, quando si chiede allo speaker interventi di vera riscrittura del testo, soprattutto perchè capita di leggere cose di cui non si è minimamente a conoscenza, per cui anche la semplice sostituzione di un aggettivo potrebbe non essere una buona idea. Un discorso a parte meritano gli acronimi che non si sa mai se si devono leggere in italiano, in inglese o per esteso. Anche sui termini tecnici specifici, una scrittura per esteso non sarebbe male. Ricordo ad esempio un testo in cui dovevo dire manàgement piuttosto che mànagement italianizzando molto, anzichè pronunciare con gli accenti al posto giusto.
I punti di frizione per fortuna sono rari. Sono solitamente aspetti marginali, come il formato del file proprietario che non si apre, il testo da cercare dentro 1200 slide e cose simili.
Un ultimo aspetto irritante è quando devi di un testo da 300 parole produrre 250 file, in altre parole perdi più tempo a salvare che a registrare.
In generale, tuttavia, fare lo speaker è molto piacevole e divertente, per cui, veri problemi non ce ne sono mai.
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