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Ma voi che cosa fate?

Ma cosa fate?

C’è il sito, ci sono le presentazioni, c’è Linked In, c’è il blog… eppure – finché i clienti  non ci conoscono -risulta a volte complicato spiegare cosa facciamo.

In sintesi, siamo dei consulenti e aiutiamo le imprese (o gli enti di formazione, o la pubblica amministrazione) ad aggiungere al loro arsenale di strumenti di cambiamento e miglioramento anche le armi che vanno sotto il nome generico di e-learning.

Queste armi sono fatte certamente da tecnologie ma per noi sono fatte prima di tutto da persone, processi, organizzazione e cultura. Solo con queste premesse metodologiche e organizzative le tecnologie (gli applicativi, i corsi, il multimediale…) possono servire a qualcosa. In due anni e mezzo di blogging non abbiamo mai scritto nulla di autopromozionale (per quello c’è il sito) ma – visto che sempre più spesso ci troviamo a dover spiegare quello che facciamo ad aziende che non ci conoscono ho pensato di creare un articolo apposito “Ma cosa fanno questi di Elearnit?”. Ecco i nostri servizi, spiegati magari meglio del solito… Continua a leggere “Ma voi che cosa fate?”

Carta e penna digitale per l’e-learning?

Cosa c’entrano carta e penna con l’e-learning? Apparentemente nulla. L’e-learning è quella roba che si fruisce con un computer, al massimo con uno smartphone (verosimilmente con un Iphone nei prossimi anni…), a volte con una webcam in diretta con il docente. Però carta e penna non dovrebbero c’entrare. O sì?

Mettiamo il caso che:

  • abbiate un numero elevato di dipendenti o collaboratori che non hanno accesso al Pc (sono in produzione, oppure sono dei commerciali e hanno solo un cellulare, oppure dei manutentori…)
  • dobbiate comunque formarli, o a causa della formazione obbligatoria (sicurezza, privacy, legge 231…) e quindi dovete farlo in aula e dobbiate certificare la formazione con dei test, magari da effettuare diverse volte durante l’anno

Se questo è il caso, vi trovate un elevato numero di test, redatti su fogli di carta (tipicamente dei test a scelta multipla) che devono essere sgrigliati. Come risolvere il problema, a parte ingaggiando il classico stagista-studente per imporgli questo ingrato lavoro manuale? Oppure utilizzando costosi sistemi di archiviazione ottica con riconoscimento dei caratteri (OCR)? E poi, anche risolvendolo così, come integrare i risultati all’interno del vostro applicativo e-learning per avere dei dati aggregati?

Una soluzione forse c’è: usare i sistemi di carta e penna digitale sviluppati da MGC (con tecnologia Anoto).
Il sistema consente di far svolgere i test su un comune foglio di carta (stampato con opportuna retinatura), utilizzando penne digitali. La penna effettua direttamente l’archiviazione ottica del test, acquisisce i dati tramite OCR e li invia direttamente a un eventuale database pre-esistente.

Se il database in questione fosse – ad esempio – un applicativo LMS il gioco è fatto. Formazione in aula, compilazione di test su un (apparentemente) normale foglio di carta con una (apparentemente) normale penna e integrazione completa e istantanea dei dati nell’applicativo.

L’idea, a noi di Elearnit, piace molto. Per questo stiamo dando visibilità a questa tecnologia e stiamo lavorando all’integrazione con le piattaforme e-learning.

Cosa ne pensate?

E-learning open source per le aziende?

Open SourceAvvertenza: post lungo.
Prendo spunto da un post che ho letto su Learning Visions. Cammy Bean, pur americana,  lavora per Kineo (UK)*: insomma, lei parla del mercato americano e inglese. Un sistema LMS a basso costo, secondo la ricerca citata da Cammy, parte da 58.000 dollari. Continua a leggere “E-learning open source per le aziende?”

Sviluppare nuove funzioni

flusso di datiQualche tempo fa ho parlato di “piattaforme sì, ma meglio se integrate”. Riprendo il discorso con una domanda/provocazione:

ha senso per gli sviluppatori sviluppare nuove funzioni che la “piattaforma” non contempla?

Nel mondo dello sviluppo di software commerciale, ha senso.

Ma nel medio-lungo periodo può creare problemi sia al “vendor” che allo “sviluppatore”. Che potrebbe trovarsi superato in vari modi: o perché la “casa madre” ha incorporato le stesse funzioni da lui faticosamente create all’interno della nuova versione del software, oppure perché sono state cambiate le API e la nuova funzione… non funziona più. Come dice Dave Winer (che ho letto via Joel On Software) (in 2007): “Sometimes developers choose a niche that’s either directly in the path of the vendor, or even worse, on the roadmap of the vendor. In those cases, they don’t really deserve our sympathy.”

Giusto per fare un esempio, il nuovo IPhone 3GS ha reso inutili e obsolete 15 funzioni nuove che erano state sviluppate nel corso degli ultimi tempi.

Facciamo un esempio nell’e-learning: “oh, guarda! la piattaforma e-learning Pinco Pallino 2.0 non ha la gestione dei template. Allora mi creo la mia nicchia di mercato e creo un’applicazione che fa la gestione dei template”.
Il problema è che

  • se è qualcosa che interessa a tutto il potenziale mercato, sicuramente sarà incorporato nella versione successiva
  • se è qualcosa che interessa solo pochi clienti (che ne so, una funzione per esportare tutti i commenti di un forum) non la si potrà vendere a nessuno

Rimangono alcuni casi interessanti dal punto di vista dello sviluppatore: sviluppare applicazioni verticali (per un mercato, per un tipo di clienti) che abbiano un appeal abbastanza ampio e definito da essere commercialmente interessanti ma non troppo, per non farsele “mangiare” dal vendor.

Nel mondo dell’open source, questo scenario cambia (credo in meglio):
lo sviluppo di funzioni nuove arricchisce sia il vendor che gli sviluppatori (e in ultima analisi i clienti…) in un gioco in cui tutti vincono.  Ovviamente, per far funzionare questo circolo virtuoso occorre che la comunità degli sviluppatori e la “casa madre” siano in contatto stretto e continuo (e questo accade per Moodle come per Docebo): solo così ci si può assicurare che anche dopo la release di versioni successive tutto continui a funzionare correttamente.

Anche in questo scenario nulla vieta che i clienti possano volere funzioni particolari che non interessano a nessun altro (magari perché illogiche) nè che si possano sviluppare applicazioni custom che non verranno rilasciati alla comunità: resta però il fatto che è uno scenario molto interessante per tutti coloro che ne sono protagonisti: utenti finali, vendor e sviluppatori.

Piattaforma sì, ma se integrata è meglio

flusso di datiLe piattaforme e-learning probabilmente sono una commodity, o lo diventeranno sempre di più. Ci sono quelle commerciali, ci sono quelle open-source…magari un giorno arriverà quella di Google (per adesso c’è Google for Educators). Ma il succo è che sono sempre più diffuse e alla portata di tutti, almeno quelle open-source. Continua a leggere “Piattaforma sì, ma se integrata è meglio”

La metafora della Matrioska e Articulate

articulateScrive Fabio in questo Post che si può usare la metafora della Matrioska come esempio di ciò che si può fare integrando strumenti diversi:

….Ovvero, utilizzando ottimi strumenti come Adobe Captivate o Articulate Engage o Articulate Presenter, potrei integrare tutto in una unica interfaccia? La risposta è si!…

La metafora è azzeccata e l’esempio calzante: in realtà, si possono integrare in Presenter un sacco di altre cose (come detto sia da Fabio che da noi in altri post).

Interazioni eXe, quiz creati con HotPot, pagine web statiche o dinamiche…

Nei prossimi post, mostreremo qualche esempio in tal senso.

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