Dell’importanza dei test di verifica dell’apprendimento, anche e soprattutto in e-learning, abbiamo parlato tante volte. Ma è meglio metterli in piattaforma o dentro agli scorm?
In un contesto formativo in cui manca la presenza fisica di un esperto che valuti il grado di comprensione dei contenuti e il livello di conoscenze acquisite, i quiz diventano uno strumento sostitutivo fondamentale.
I test di valutazione nell’e-learning
Di più: nell’e-learning, i test non consentono soltanto soluzioni a questioni strettamente didattiche (facilitazione e/o valutazione dell’apprendimento del singolo utente), ma anche statistiche, permettendo considerazioni a spettro più ampio circa validità e chiarezza dei contenuti affrontati, o grado di apprezzamento e coinvolgimento, e favorendo meccanismi virtuosi e premianti come ad esempio la tanto chiacchierata (forse anche un po’ inflazionata) gamification.
Dai retta all’esperto
A chi si occupa di e-learning e, nella fattispecie, a chi lo realizza fattivamente, tendenzialmente sono abbastanza chiare le potenzialità e le possibili applicazioni di questo strumento. Soprattutto, è chiaro che la soluzione più adatta tra le tante dipende (come al solito?) dall’esigenza cui si vuole rispondere.
Ma questo è un passaggio per nulla scontato.
Quello che all’esperto può sembrare ovvio, all’interlocutore meno abituato può viceversa apparire nebuloso o, forse anche più spesso, ugualmente ovvio ma nel senso opposto!
E vogliamo precisare che qui, per esperienza, intendiamo soltanto l’averne viste – e soprattutto risolte – davvero di tutti i colori 🙂
È naturale che chi vede quotidianamente soltanto la propria realtà abbia presente un unico punto di vista ma, per quanto legittima, questa prospettiva rischia quanto meno di essere un po’ limitante.
Scorm o piattaforma?
Ad esempio, una costante piuttosto diffusa, su cui vorremmo provare a fare chiarezza, sembra essere la difficoltà (peraltro ben comprensibile) di distinguere bene la differenza tra l’uso di test di valutazione integrati alla piattaforma su cui si trova il corso e, viceversa, l’utilizzo di quiz interni agli oggetti scorm che lo costituiscono.
Non solo sexy. Forse
Da un punto di vista poco esperto, in effetti, probabilmente poco cambia se non l’aspetto, sicuramente più accattivante (perché estremamente personalizzabile) nel caso dello scorm.
Ma può l’appeal da solo far pendere l’ago della bilancia?
Dipende.
Caso 1
Se col test di valutazione mi accontento di ottenere un punteggio assoluto (quello del test scorm: l’utente ha o meno superato il quiz, quindi ha o meno concluso il corso) e non mi interessa ricavarne una reportistica più approfondita (ad esempio: quanti utenti sul totale hanno selezionato quali opzioni di risposta alla tale domanda), allora sì: l’appeal può essere l’unico fattore determinante e faccio bene a optare per lo scorm, se non altro per un fatto di coerenza estetica.
Caso 2
Farei bene a optare per lo scorm anche se fossi un produttore di corsi e, potenzialmente, il mio singolo oggetto didattico dovesse essere caricato su enne piattaforme diverse di enne clienti diversi: chiaramente, la portabilità del test stesso sarebbe più semplice, avendo tutto incluso in un unico pacchetto comodamente enne volte trasferibile ovunque.
Ma
Caso 3
Se un domani io volessi – ad esempio – mettere lo stesso scorm in un altro corso più articolato, magari composto da più oggetti didattici o addirittura senza test? Beh, dovrei necessariamente creare un nuovo oggetto “ripulito”, reimpacchettarlo e ricaricarlo al posto giusto.
Caso 4
E se – più semplicemente – io dovessi correggere un refuso, aggiungere o togliere domande, cambiare opzioni di risposta, integrare il test con diverse tipologie di domande, insomma MODIFICARE il mio quiz? Beh, dovrei correggere il sorgente del mio scorm, e impacchettarlo e caricarlo al posto giusto un’altra volta.
Se non altro per questioni di tempistica necessaria, la scelta dello scorm comincerebbe a diventare più un’ostinazione, che una risposta ottimale alle mie esigenze pratiche.
Insomma
Il nostro consiglio, di solito, è di inserire negli scorm solo piccoli quiz intermedi (più che altro per vivacizzare e facilitare l’apprendimento) e non test di valutazione finale complessi, per i quali pensiamo sia preferibile optare per la piattaforma, sostanzialmente per ragioni pratiche di:
- manutenibilità
- reportistica
Il punto non è tanto se sia giusto o sbagliato, quanto piuttosto se e quanto possa convenire (in termini di tempo e, pertanto, anche di denaro) una strada rispetto all’altra.
Se hai scelto di usare una piattaforma LMS per tutte quelle straordinarie funzionalità risparmia-tempo e risparmia-errori che si porta dietro, ha senso usarla impropriamente perdendo tempo e aumentando il rischio di errore?
Perché ti dia quello per cui l’hai voluta, non c’è modo più efficace che utilizzare il più possibile le sue funzioni integrate, soprattutto – come si accennava – per quanto riguarda report e statistiche: anche le reportistiche scorm più avanzate sono di meno facile e immediata consultazione rispetto a quelle dei test di piattaforma, che sono nati e progettati apposta.
Senza contare l’aspetto forse più banale di tutti, che sta a monte di ogni qualsiasi considerazione in merito: CHI deve occuparsi di creare e caricare il test?
Per farlo con uno scorm, non solo è necessaria una competenza specifica, ma anche un software dedicato. In piattaforma, può farlo chiunque: docenti, tutor, disgraziati alle prime armi (purché istruiti) o esperti dei massimi sistemi (purché disponibili), fanatici del copia-incolla o appassionati di inserimento manuale di dati, senza competenze specifiche da instructional designer, senza software per la produzione di scorm e, addirittura, in qualsiasi momento. Persino seduta stante durante una lezione in presenza, dovesse mai servire. E perché no?
Sì lo sappiamo, non ci avevi mai pensato.
Ma siamo qui per questo.
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